Ieri sera il presidente del PPD, davanti al Comitato cantonale del suo partito, si è chiesto se fosse normale che il sottoscritto ogni tanto dica pubblicamente la propria su provvedimenti che il Parlamento si avvia a decidere ed esprima opinioni personali su iniziative, decisioni o prese di posizione di politica cantonale e/o federale. Ovviamente la risposta intrinseca nella domanda che Jelmini si è fatto era “no, non è normale”.
Evidentemente dissento. Altro che normale, direi che è cosa dovuta. Essendo stato eletto per ricoprire una carica politica a tempo pieno mi pare il minimo della trasparenza verso i cittadini, che hanno tutta la libertà di leggere o non leggere le mie opinioni, far sapere loro cosa pensi su alcuni temi politici di una certa rilevanza. Con la correttezza verso le istituzioni, in primis quella dovuta al Governo di cui faccio parte, con il rispetto per le opinioni altrui, magari con uno stile che può anche non piacere (a me non piace quello di Jelmini, de gustibus…), ma con tutto il diritto di dire quel che penso.
Stia pure tranquillo Jelmini, dire la mia mi porta via poco tempo rispetto alla direzione del DECS, su cui faremo il bilancio a fine legislatura e di cui del resto lui non sarà mai contento, per quel meccanismo ormai vecchio che porta i capifazione a dirsi sempre scontenti di quel che fanno i rappresentanti delle altre forze politiche.
Si metta pure il cuore in pace il buon Jelmini: i miei interventi continueranno come finora. Se poi non gli piacciono, si consoli e faccia proprio il consiglio che Margaret Thatcher diede a Berlusconi: “non leggere mai giornali, se non quelli che parlano bene di te”.