Uomo di terra. Uomo della terra. Uomo semplice ma che sapeva volare alto. Questo e tanto di più è stato Angelo Frigerio, a tutti noi noto come ul sciur maestru, spentosi ieri a pochi giorni dal suo 95esimo compleanno. La sua bontà, la sua umanità, la sua intelligenza però resteranno a lungo tra di noi. Non solo nelle sue parole, ma anche nel ricordo forte di un uomo che ha saputo stare tra le gente senza mai perdersi né perdere il bene che sapeva dispensare. Amava tanto, e sapeva a memoria, le poesie di Trilussa. In un bell’incontro con Giuseppe Zois su “il Caffè” l’anno scorso si congedò con questi versi, che oggi suonano come saluto giusto per un uomo giusto, per una vera colomba: “Incuriosita de sapé che c’era/ una Colomba scese in un pantano/ s’inzaccherò le penne e bonasera/. Un Rospo disse: – Commarella mia,/ vedo che, pure te, caschi ner fango…/ – Però nun ce rimango… -/ rispose la Colomba. E volò via”.
Ciao Angelo
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