Manuele Bertoli Un modo si trova – Pensieri, appunti e proposte di politica e altro

Corsi A e B alla scuola media: dibattito difficile

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A qualche settimana dalla discussione parlamentare sul superamento dei corsi A e B alla scuola media ritorno volentieri sul tema prendendo lo spunto da una lettera del già deputato e già docente Franco Celio, che enumerando su questo giornale (17 febbraio 2022) cinque sue “verità” mi permette di chiarire alcuni concetti.

Dice Celio: “Una «sperimentazione» ha senso se si è disposti ad accettare qualunque risultato ne scaturisse”. Convengo totalmente con lui. Se accanto a questa ovvietà si esprime una prudente convinzione sul fatto che la sperimentazione darà risultati positivi, naturalmente tutti da verificare, non si sta mettendo il carro davanti ai buoi, ma semplicemente esprimendo un auspicio. E siccome, per fortuna, gli auspici non sono ancora vietati, non mi pare ci sia mai stato nulla di male ad esprimerli.

Dice Celio: “Per il DECS e per i socialisti che lo dirigono, la «selezione » è una parolaccia da evitare assolutamente. Per loro, a qualunque età essa avvenga, sia poi a 10, a 15, a 20 o perfino a 30 anni, sarà sempre prematura”. Peccato che una persona come lui frani su uno stereotipo così sciocco come quello espresso. Per quel che mi riguarda confermo che alla scuola dell’obbligo la separazione degli allievi è secondo me prematura e dannosa, soprattutto se si può operare bene con la differenziazione pedagogica, che accompagna ogni allievo in base alle sue possibilità. Nel postobbligo le cose sono invece diverse, già solo perché vi sono almeno 4 percorsi diversi di formazione con parametri d’entrata diversi, che io non ho mai inteso rivedere al ribasso, anche se dovrà essere tolto il riferimento al corso A o B frequentato. Se si vuol fare un discorso minimamente serio sui livelli partire da un banale cliché su quel che penserebbero i socialisti non mi pare il presupposto migliore, ma questo è purtroppo il livello di dibattito che passa il convento.

Dice ancora Celio: “I laboratori: con soli 8-10 allievi ciascuno, più che un’esigenza didattica, è probabilmente un’esigenza sindacale, per aumentare a piacimento il numero dei docenti (se non ve ne sono abbastanza in Ticino, basterà aprire porte e finestre ai frontalieri…)”. Qui il tonfo si fa ancor più fragoroso. Di per sé questa corbelleria non meriterebbe nessun commento, visto che questa forma didattica è funzionale alla differenziazione pedagogica di cui ho appena detto, ma credo che purtroppo essa la dica lunga sulla qualità del dibattito (o al simulacro di dibattito) attorno alla scuola media e al superamento dei livelli.

Dice Celio: “Si continua a ripetere che le materie «a livello» sarebbero solo due, matematica e tedesco. Nulla di più falso. In realtà ve n’è una terza: il francese, dove la suddivisione tra chi segue le lezioni e chi no è ancora più drastica”. Su questo l’ex deputato ha in parte ragione. Il francese venne reso opzionale a partire dalla III media dal mio predecessore, per far posto all’inglese obbligatorio. La ragione è però parziale, perché il francese in III e IV può essere liberamente scelto dagli allievi con condizioni di entrata minori di quelle imposte per le due materie a livello (matematica e tedesco).

Conclude Celio: “L’on. Bertoli che spera ora, per interposto Ghisletta, di prendersi in votazione popolare, la rivincita per la sconfitta subita in Gran Consiglio (allo scopo di attuare quel modello di Scuola media, cui i socialisti mirano fin dal 1974)”. Il mio interlocutore ha senza dubbio ragione sul fatto che i socialisti è da quasi 50 anni che vorrebbero abbandonare le separazioni strutturali alla scuola media. Separazioni strutturali che delle maggioranze di centro destra hanno invece sempre imposto, salvo poi accorgersi che le sezioni A e B non andavano bene, che i livelli 1 e 2 non andavano bene e convenire oggi che anche i corsi A e B non vanno bene. Dopo la terza fetta normalmente si arriva alla conclusione che la polenta è polenta, ma come abbiamo visto in questi ultimi anni c’è chi insiste nel rivendicare l’esistenza di realtà alternative, facendosene anche un vanto.

Pubblicato sul Corriere del Ticino, febbraio 2022

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