La Svizzera, seppur di pochissimo, ha deciso di riprendersi la totale autonomia in ambito di gestione dell’immigrazione.
La decisione di riportare in auge i contingenti di lavoratori esteri e i meccanismi conosciuti in passato è tutta di diritto interno: ci vorrà un po’ di tempo per la legislazione di applicazione, ma se il popolo ha deciso così questo dovrà essere fatto.
Anche gli effetti internazionali dell’iniziativa dipenderanno da noi. Le norme transitorie del testo appena accettato dicono che i trattati internazionali che contraddicono alle nuove disposizioni costituzionali devono essere rinegoziati e adeguati entro tre anni, cosa che implica che sia la Svizzera a disdire l’accordo sulla libera circolazione delle persone e l’Unione europea a dover reagire a questa disdetta, non il contrario.
Con il voto di oggi, soprattutto in Ticino, il popolo ha deciso anche di rispondere ai problemi che la libera circolazione pone sul mercato del lavoro, preferendo le restrizioni ai diritti degli stranieri piuttosto che il rafforzamento dei diritti dei lavoratori.
La domanda fondamentale rimane quella a sapere cosa produrrà davvero questa scelta sofferta, che ha spaccato la Svizzera in due e che va democraticamente rispettata. Da un lato bisognerà vedere se essa produrrà il miglioramento delle condizioni dei lavoratori residenti che i suoi sostenitori hanno previsto e promesso. Dall’altro bisognerà vedere se essa non produrrà molta instabilità sul piano internazionale, a seguito delle complicazioni nei rapporti con l’Unione europea. Già i negoziati sul nuovo pacchetto di bilaterali erano difficili fino a ieri, figuriamoci come saranno le cose da domani, quando si aggiungeranno i problemi della potenziale caduta dei bilaterali I.
Le scelte democratiche vanno prese sul serio, non come sta accadendo con l’attuazione dell’iniziativa sulle residenze secondarie, e quel che è deciso dal popolo va messo in pratica. Ma la scelta odierna rimane a mio parere non risolutiva per quanto riguarda la difesa dei lavoratori, perché non tocca il nocciolo dei rapporti tra lavoratore e datore di lavoro, e rischiosa sul piano internazionale.