Manuele Bertoli Un modo si trova – Pensieri, appunti e proposte di politica e altro

Finanze del Cantone: su cosa non concordo

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Una politica finanziaria oculata è senza dubbio la premessa per una gestione corretta dell’ente pubblico, che non può erogare più servizi e prestazioni di quanti non ne possa ragionevolmente finanziare, ma che non può nemmeno sacrificare sull’altare delle finanze sane le scelte importanti per la collettività. Se lo facesse anteporrebbe la contabilità alla politica, cosa che non vuole nessuno, anche se va detto e ribadito che le scelte politiche spesso non sono a costo zero e che se si fanno vanno adeguatamente e responsabilmente finanziate.

Nel 2012 i conti del Cantone sono tornati in rosso per circa 100 milioni di franchi, quei 100 milioni ben rappresentati dall’aggravio per il finanziamento degli ospedali privati deciso a Berna nel 2008 e iniziato l’anno scorso. Un’ingente spesa in più per il Ticino (che ha di gran lunga la quota di ospedali privati più alta della Svizzera), una scoppola attesa da quattro anni, preventivabile, non improvvisa.

Si potevano immaginare misure tali da anticipare il colpo: ricordo dibattiti anche pubblici in cui se n’era parlato ed io, allora presidente del mio partito, avevo avvertito della necessità di finanziare questo ammanco preventivabile, ma nulla venne intrapreso quando era necessario, salvo oggi accorgerci del buco strutturale. Nel recente aggiornamento del Piano finanziario il Consiglio di Stato intende affrontare il problema con interventi su vari fronti per quasi 200 milioni di franchi all’anno. Su cosa non ho concordato rispetto a questa idea? Su alcune cose semplici.

Sulla rinuncia ad alcuni nuovi compiti per 4-5 milioni, scelta che dilazionerebbe progetti attesi e previsti da tempo in tutti i settori di competenza cantonale, chiesti anche da chi invoca il rigore finanziario. Sui nuovi sacrifici per il personale, previsti per 12 milioni, cosa che mi pare inopportuna dopo il necessario ma doloroso risanamento della Cassa pensioni e il contributo di risanamento del 2% sui salari del 2012. Sulla riduzione dei contributi a enti e persone per 42 milioni annui (orizzonte 2015), considerato che sarà già difficile raggiungere l’obiettivo più modesto di 24 milioni. Sul dimezzamento della richiesta ai Comuni di aiuto per far fronte alla situazione. Sulla mancata quantificazione di un effetto finanziario positivo conseguente al riporto delle stime immobiliari su livelli decenti dal profilo dell’equità fiscale e rispettosi del diritto.

Ma soprattutto non ho concordato sull’idea di dire che dovremmo rientrare di 200 milioni quando si è faticato a trovarne meno della metà, si sa che sarà già difficile concretizzare questa prima tranche e non si hanno idee nemmeno abbozzate sull’enormità che manca.

Vale la pena ricordare che negli ultimi 15 anni i consuntivi si sono chiusi mediamente (oro BNS escluso) con oltre cento milioni l’anno di miglioramento rispetto ai preventivi. Le scelte politiche, anche quelle di politica finanziaria, devono rappresentare obiettivi effettivamente perseguibili, pena la loro relativizzazione. Il periodo non è dei migliori, una certa disciplina finanziaria è necessaria, ma la politica deve indicare strade percorribili e non avventure insostenibili.

La mappa stradale, la road map, deve condurci ad una destinazione raggiungibile e permettere di arrivarci in condizioni accettabili, non promettere di andare verso l’infinito e farci finire fuori strada.

Manuele Bertoli Un modo si trova – Pensieri, appunti e proposte di politica e altro

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