Manuele Bertoli Un modo si trova – Pensieri, appunti e proposte di politica e altro

Il confronto distorto

I

Negli anni ’80 e ’90 dello scorso secolo, lavorando per l’Associazione Svizzera Inquilini, mi è capitato, tra le tante persone incontrate in cerca di un aiuto, di ascoltare locatari di diverso ceto sociale in difficoltà con l’affitto o la disdetta esprimere il proprio disagio verso non ben identificati stranieri, i quali avrebbero avuto, a loro giudizio, non ben precisati maggiori sostegni.

Era un modo di canalizzare i propri problemi, non prendendosela con chi aveva notificato loro l’aumento di pigione o la disdetta, ma con chi, secondo questo modo di pensare, di fronte a questo stesso evento sarebbe stato trattato meglio perché proveniente da altrove.

Naturalmente nei fatti il trattamento riservato agli inquilini era esattamente lo stesso, svizzeri, italiani o congolesi che fossero, gli aiuti che cercavamo di dare anche, quelli permessi da una legge non proprio favorevole che avevamo cercato di cambiare con grandi difficoltà, il “nemico” non era lo straniero ma semmai il proprietario di casa o l’amministrazione che la gestiva, ma questo modo di vedere le cose non cambiava. Non mi sono mai permesso di giudicare il sentimento di queste persone in difficoltà, anche se cercavo di far capire loro, facendo capo ad una certa razionalità, chi stesse davvero da una parte e chi dall’altra di quel confronto, con successi alterni.

L’iniziativa UDC in votazione il prossimo 9 febbraio ed il pubblico dibattito che ne è nato mi ha riportato alla mente quel ricordo, perché, sul tema del lavoro e non su quello della casa, oggi come allora è necessario capire razionalmente se il confronto è tra lavoratori ticinesi e lavoratori lombardi o tra lavoratori tout court e datori di lavoro.

Per parte mia non nutro dubbi sul fatto che contro i salari insufficienti e la precarizzazione del posto di lavoro la risposta migliore è il rafforzamento delle tutele dei lavoratori, da noi così insufficienti, non la chiusura delle frontiere. Chi può decidere di sfruttare la situazione economica attuale non è il lavoratore comasco o varesino, ma l’imprenditore locale che, complice una legislazione del lavoro liberista, ha sostanzialmente mano libera. Tra chi fa impresa c’è chi opera con responsabilità, ma c’è chi non lo fa e con il proprio agire introduce elementi di concorrenza sleale che mettono in difficoltà anche gli imprenditori onesti.

Che il confronto vero sia quello tra lavoratori e datori di lavoro e non quello intestino tra lavoratori di diversa provenienza è ben mostrato dall’atteggiamento ambiguo della nostra economia, che da un lato quando sono in gioco i propri interessi non vuole che i padroncini esteri le facciano concorrenza sleale, ma dall’altro quando sono in gioco gli interessi dei loro dipendenti si oppone ai salari minimi perché la concorrenza sleale tra lavoratori le va benissimo. Nel primo caso le organizzazioni economiche nostrane chiedono a gran voce l’intervento dello Stato, cosa che è certamente giustificata e corretta, mentre nel secondo caso tacciano di nefasto qualsiasi intervento statale, arrivando anche ad attaccare in tribunale i salari minimi decisi dal Consiglio di Stato sulla base dei contratti normali, cosa che invece è ingiustificata e mette a nudo questa ambiguità.

So bene, anche senza sondaggi, che in Ticino la maggioranza popolare propenderà per l’altra visione, quella che preferisce “risolvere” i problemi spostando l’attenzione dal confronto tra lavoratori e imprese a quello tra lavoratori residenti e frontalieri. Oggi come 20 o 30 anni fa non mi permetto di giudicare il sentimento di chi preferirà questa scelta, ma continuo a pensare che sia sbagliata, che questo modo di affrontare il problema non sia risolutivo, che ancora una volta l’attenzione sarà stata distolta dal fulcro della questione e che, esattamente come accade ancora oggi nel settore dell’alloggio, finché non si faranno passi avanti nelle tutele e ci si concentrerà sulle divisioni tra inquilini o lavoratori residenti e non residenti, i problemi continueranno a rimanere aperti.

Manuele Bertoli Un modo si trova – Pensieri, appunti e proposte di politica e altro

Articoli recenti

Archivi