Manuele Bertoli Un modo si trova – Pensieri, appunti e proposte di politica e altro

La politica della casa che non c’è

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apparso su LaRegione Ticino del 11.2.2011

La maggioranza della popolazione residente in Ticino è inquilina e il costo degli affitti è una voce di spesa pesante per molte economie domestiche. Chi deve cambiare casa oggi trova sul mercato alloggi a prezzi molto elevati e per avere una reale scelta per un bene primario come l’abitazione è costretto a pagare molto, pur in un periodo di tassi ipotecari bassissimi.

Negli anni ’60 e ’70 la Confederazione adottò dei programmi per la costruzione di nuovi alloggi a prezzi accessibili, le famose case sussidiate, che permisero di rispondere ad una domanda di alloggi in affitto in crescita. Anche in Ticino si costruirono alcune migliaia di queste abitazioni grazie ai soldi di Berna e ad un piano dell’alloggio aggiuntivo ticinese, quasi esclusivamente da parte di promotori privati aiutati dall’ente pubblico. Fù una politica relativamente corretta in quegli anni, perché permise di rispondere alla penuria di abitazioni, ma non si fece mai il secondo passo essenziale, ovvero l’acquisizione di questi alloggi da parte dell’ente pubblico o di società senza scopo di lucro. Il risultato di questo secondo passo mancato è stato il ritorno di gran parte di queste abitazioni nate come case sussidiate al mercato libero dopo I periodi pluriennali di sussidiamento, quindi l’allineamento dei loro affitti a quelli del normale mercato. I tanti milioni di denaro pubblico spesi allora per questa politica oggi hanno lasciato ben pochi frutti, se si eccettuano I 1000 alloggi di Alloggi Ticino SA e qualche abitazione di proprietà comunale.

Dopo il crollo dei tassi ipotecari della seconda parte degli anni ’90, periodo che perdura tutt’ora, la Confederazione e i Cantoni hanno sostanzialmente abbandonato la politica della casa al solo mercato, ma I problemi non sono spariti. Oggi gli alloggi in affitto disponibili non sono molti e spesso I costi sono alti, malgrado I tassi bassi; se poi I tassi ipotecari dovessero crescere, il disastro su questo fronte economico-sociale sarà praticamente inevitabile.

Sono convinto che oggi sia necessario dotare il Cantone di una nuova politica dell’alloggio, che oggi non ha, anticipando I tempi e raggionando sul medio e lungo periodo. Bisogna intervenire in questo settore non contro il mercato o con sussidi vari, ma usando gli strumenti del mercato. Una nuova politica dell’alloggio dovrà preoccuparsi innanzitutto di creare un parco alloggi di un certo peso in mano a proprietary che non li venderanno alla prima occasione buona, ma li manterranno sul lungo e lunghissimo periodo. Questi alloggi, nuovi o acquistati, diverranno nel tempo interessanti dal profilo degli affitti, quando I costi iniziali saranno in parte ammortizzati e anche con canoni accessibili riusciranno a coprire le loro spese. Avessimo investito tutti I milioni di denaro pubblico usati per le case sussidiate negli ultimi 30 anni in questa direzione oggi avremmo sul mercato molte migliaia di questi alloggi, I cui affitti terrebbero bassi quelli del mercato libero.

Ma chi sono I proprietary da sostenere, quelli capaci di non vendere alla prima occasione buona e di ragionare sulla copertura delle spese e non sul lucro? Alloggi Ticino SA, per esempio, società controllata dall’ente pubblico, ma anche I comuni, I patriziati, le parrocchie. Insomma, enti che hanno la possibilità di investire senza un ritorno finanziario immediato, che usando opportunamente meccanismi di mercato possono influenzarlo positivamente.

Il 21 febbraio andrà in Gran Consiglio un rapporto della Commissione della gestione sottoscritto da tutti I Gruppi che affronta questa prospettiva a partire da una proposta socialista. E’ un discorso importante, che toccherà al nuovo Governo concretizzare, ben sapendo che una politica di questo tipo non può avere un ritorno concreto a breve, ma che sul medio-lungo periodo si tratta di un passo decisivo per evitare che il diritto alla casa riconosciuto dalla nostra Costituzione non rimanga un diritto di carta o una questione risolvibile solo con gli strumenti dello stato sociale.

Su questo tema guarda anche la Videolettera 5

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