La proposta di migliorare le condizioni quadro di insegnamento e apprendimento riducendo il numero massimo di allievi per classe è in discussione da diverso tempo nel nostro Cantone.
Era già stata avanzata dal Governo nel 2013, con un messaggio (6713) che propugnava la diminuzione del limite da 25 a 22 allievi alle scuole elementari e medie. Purtroppo allora la maggioranza parlamentare non volle darvi seguito, sostenendo che non vi fosse un’emergenza o una stretta necessità di intervento (cfr. rapporto commissionale del 9 settembre 2013). Dal Parlamento arrivò comunque una sorta di controprogetto indiretto, che ha permesso alle scuole dell’infanzia e alle scuole elementari in questi ultimi anni di dotarsi di un docente di appoggio, ma solo per le classi numerose e solo su proposta del Comune. Un’opzione poi scelta dalla maggioranza dei Municipi, mostrando nei fatti che la necessità di un intervento fosse effettiva e tutt’altro che un capriccio.
Anche il popolo è stato chiamato a due riprese a decidere sulla riduzione del numero di allievi per classe a seguito di due iniziative popolari, che andavano più in là e chiedevano i 20 allievi massimi per tutte le scuole dell’obbligo. Ma anche in questo caso la risposta è stata negativa.
Il DECS è poi partito nel 2014 con il progetto “La scuola che verrà”, che tra altre cose prevedeva il docente risorsa alle scuole comunali (una sorta di docente di appoggio per scuole dell’infanzia e scuole elementari) e numerose ore di laboratorio (a classi dimezzate) rispettivamente di atelier (classi con doppio docente) alla scuola media. Il progetto è stato dapprima ostacolato dal Parlamento, che ha obbligato il Governo a presentare un credito ad hoc per la sua sperimentazione (fatto unico nella storia della scuola ticinese), poi oggetto di una trattativa serrata per poter avere il sostegno di una maggioranza parlamentare e infine fermato dalla votazione popolare del 23 settembre 2018, quando il popolo ha respinto il credito per la fase sperimentale.
I no si sono susseguiti, ma i problemi irrisolti sono rimasti tali e quali. Per questo quest’estate ho colto l’occasione della discussione governativa sulle priorità di inizio legislatura per tornare alla carica con un tema che merita di essere affrontato e finalmente risolto, come altri lo hanno fatto mostrando ben maggiore pragmatismo (nel Cantone dei Grigioni il limite massimo di 20 allievi è stato introdotto senza troppe lungaggini e discussioni).
Ma ancora una volta la scuola dell’obbligo ticinese, già ultima per investimenti, rischia di dover attendere. Illuminante la posizione della presidente della Commissione formazione e cultura del Gran Consiglio Maristella Polli, che dopo la riunione del 30 settembre ha espressamente indicato che del tema il Parlamento si sarebbe occupato solo dopo aver discusso del pacchetto fiscale. Avrei al limite capito questa posizione dalla Commissione tributaria, ma non da quel gremio del Gran Consiglio che dovrebbe avere a cuore la scuola.
Nel corso dell’ultima campagna elettorale per le cantonali numerosi sono state le attestazioni di interesse per scuola e docenti da parte di molte forze politiche, ma poi le urne hanno parlato, la campagna è finita e sembra si sia tornati agli schemi precedenti, dove nei fatti i passi avanti non arrivano. E mentre un’altra campagna elettorale è in corso (in questo caso è l’ambiente a strappare impegni e promesse che probabilmente da una parte delle forze politiche verranno dimenticate dopo il 20 ottobre), la scuola attende quegli investimenti che le sono negati per piccole ragioni di politique politicienne, quella politichetta fatta di sgambetti ai rappresentanti degli altri partiti, di piccole battagliette per avere l’onore di vedere sul giornale che la tal o tal altra proposta era stata fatta da questo o da quello, quel genere di cose che oggi non interessa giustamente più a nessuno e blocca solo il progresso necessario.
Siamo all’inizio di una nuova legislatura. Prima delle elezioni cantonali del 2023 e delle belle promesse che rifioriranno alla loro vigilia vogliamo finalmente fare dei passi avanti e non lasciare sempre la scuola per ultima?
Pubblicato sulla Regione, ottobre 2019