Dopo aver detto pubblicamente che non concordo con un piano di rientri finanziari draconiano e poco realistico per i prossimi due anni, mi è stato rinfacciato dal presidente del PLRT di aver fatto un gesto fuori posto. Perché? Perché io ed il mio partito abbiamo promesso di impegnarci nella “road map” e ci staremmo già disimpegnando.
Ma cosa dice la “road map”? Quali sono i patti in essa contenuti?
Se consideriamo solo quelli relativi a spese e introiti statali, la “road map” dovrebbe portarci ad analizzare tutti i compiti svolti dallo Stato, obbligatori e no, a confrontare la struttura della spesa e i servizi offerti in Ticino con quanto succede negli altri Cantoni svizzeri, a valutare la possibilità di demandare alcuni compiti ad altri enti pubblici, parapubblici o a privati, a verificare i rapporti con chi finanziamo per compiti delegati, a verificare la funzionalità dell’apparato amministrativo. Tutte cose che sia io che il mio partito facciamo e faremo, perché fanno parte della normale buona gestione dell’ente pubblico.
La “road map” dice però anche che è necessario procedere all’analisi delle entrate fiscali per comprendere i margini, in modo particolare nell’ambito dell’aggiornamento delle stime immobiliari, per eventuali recuperi di introiti. Così come chiede una comparazione intercantonale del livello delle entrate statali e delle scelte relative a tali entrate. Un passaggio non ultimo, non secondario, non subordinato agli altri, che tutti si sono impegnati a sottoscrivere, non solo i socialisti.
Ma soprattutto la “road map” non dice già oggi che le prestazioni vanno tagliate, i contributi limitati fortemente, i nuovi compiti non obbligatori non considerati. Un esempio evidente di quanto, nei fatti, a ciò non creda nemmeno il PLRT lo ha dato lo stesso Comitato cantonale liberale, che dopo avermi criticato per bocca del suo presidente ha apprezzato i futuri progetti universitari, che non sono obbligatori, che chiedono tassi di crescita dei contributi non da poco, ai quali, se fossimo finanziariamente restrittivi, dovremmo tarpare le ali.
Io non sosterrò prospettive di questo tipo ed è per questo che ribadisco che un certo rigore finanziario mi va benissimo, ma deve essere politicamente adeguato, deve evitare di buttar via il bimbo con l’acqua sporca e soprattutto deve accuratamente evitare di essere strabico, caino ed esigente con certe politiche e generoso e flessibile con altre, perché la società è di tutti e deve considerare i bisogni di tutti.