Il documentario radiofonico che potete ascoltare a questo link (Laser 1 maggio, Caccia ai migranti) parla di frontiere, di violenza, di inumanità e di fascismo. Soprattutto ci racconta una storia già sentita più e più volte in modi diversi ma sempre uguali, la storia della sopraffazione bestiale dell’uomo sull’uomo senza motivo. Migranti bastonati, cacciati dai cani, lasciati a congelare nell’inverno rigido, senza possibilità di andare né avanti né indietro, una vergogna indicibile.
Questa tragedia, non nascosta, conosciuta ormai da tutti, incredibilmente non smuove a sufficienza le coscienze del nostro mondo. Per questo va tematizzata e ritematizzata, affinché l’indignazione cresca, perché è solo attraverso la continua denuncia di quello che è inaccettabile che qualcosa potrà muoversi.
L’Europa, grande colpevole assente da questa scena aperta dell’inumanità, rimane comunque l’unica speranza. La frontiera ungherese e croata sarebbe cosa solo degli ungheresi e dei croati se questi due Paesi non fossero in Europa, dalla quale ricevono tra l’altro molti soldi. Ma siccome quel confine è anche europeo, Bruxelles può intervenire. Affinché lo faccia, soccorrendo i migranti, organizzando corridoi umanitari, la pressione dell’indignazione deve salire. Per questo documentari come questi sono importanti, per questo l’azione concreta di chi sta sul posto e racconta questa terribile storia è importante.
Nel documentario si sente un annuncio fatto in inglese dai doganieri ungheresi ai migranti, che spiega loro dov’è il limite tra il lecito e il crimine. Un annuncio che ricorda cose terribili accadute in Europa non moltissimi anni fa. Quello che fa restare di gelo è che si tratta di qualcosa che sta accadendo oggi, adesso e a qualche centinaio di chilometri da noi. In un mondo che dalla storia sembra non aver imparato nulla, o comunque troppo poco.