Rispondendo ad un mio precedente articolo, il collega Rinaldo Gobbi ha difeso il 12 marzo su questo giornale la Camera di commercio, suo datore di lavoro, per la sua opposizione all’iniziativa popolare “per un fondo per la formazione e il perfezionamento professionale”.
Piuttosto che creare un fondo, finanziato in parte dallo Stato e in parte dalle aziende che non formano, meglio introdurre sgravi fiscali per le aziende che formano apprendisti. Questa è la tesi di Gobbi, e presumo delle associazioni padronali su questo tema.
E così, in barba a tutti i proclami antistatalisti, la tesi che viene da destra è sostanzialmente quella di scaricare sullo Stato, quindi sui contribuenti, tutti i costi della formazione dei giovani, senza che le aziende che non formano nessuno, che hanno un vantaggio proprio ad avere personale formato sul mercato del lavoro, siano chiamate a contribuire.
I campioni del meno Stato, quando fa comodo, si appellano ad esso per pagare quello che essi non vogliono pagare. Lo fanno naturalmente senza porsi il problema di chi sarà penalizzato dagli ulteriori sgravi fiscali, ben sapendo che le minori risorse incassate si tradurrebbero, ben presto, in tagli.
Lo Stato, tanto denigrato da destra, quando fa comodo diventa per questi ambienti la classica mucca da mungere. Poco importa che lo si faccia chiedendo sgravi fiscali, perché anche questo è un metodo per dirottare soldi pubblici verso interessi particolari.
Io credo che, se lo Stato deve avere un suo ruolo nella politica della formazione, anche l’economia deve assumersi parte dei costi di questo fondamentale compito della società.
Se fare di più per la formazione è una necessità (Gobbi non lo nega pur proponendo l’alternativa degli sgravi fiscali) e se il sistema dei fondi è efficace (ne esistono a livello paritetico, a livello nazionale ed a livello cantonale), non vi è alcuna ragione valida per opporsi all’iniziativa. A meno che l’approccio sia ideologico e soprattutto tenda a far pagare alla collettività tutto quello che si riesce a scaricare su di essa.