Manuele Bertoli Un modo si trova – Pensieri, appunti e proposte di politica e altro

Ma quale responsabilità?

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Sono molto contento che la proposta di aumentare a fr. 20’000.- il limite massimo delle borse di studio per gli studenti di bachelor sia stata approvata. Questo aiuterà concretamente giovani capaci provenienti da famiglie con disponibilità finanziarie limitate ad ottenere il primo titolo accademico.

Peccato che parallelamente per gli studenti di master sia stato deciso di restare sostanzialmente al palo, passando da un massimo di fr. 14’400.- (fr. 16’000.- meno un decimo) a fr. 15’000.- (fr. 20’000.- meno un quarto). L’aumento dal 10% a 25% della porzione della borsa di studio che sarà automaticamente convertita in prestito per gli studenti di master, voluto dalla Commissione formazione e cultura e approvato dalla maggioranza del Gran Consiglio, toglie con la mano destra quel che ha dato con la sinistra.

Trovo decisamente inadeguato motivare questa decisione come un modo per responsabilizzare gli studenti che si trovano in condizioni finanziarie svantaggiose: costringere un giovane a scegliere se terminare gli studi indebitandosi o procrastinando la formazione dovendo lavorare per sostentarsi non mi pare responsabilizzante, ma semmai discriminante. Se altri economicamente più fortunati di lui potranno finire gli studi prima, senza indebitarsi e decidendo di eventualmente lavorare a tempo parziale per scelta, a lui questa possibilità non sarà data.

È nell’interesse della collettività investire nella preparazione delle nuove generazioni. Le persone, se ben preparate, quando entreranno nel mondo del lavoro pagheranno le imposte in base alla loro capacità finanziaria e, se guadagneranno bene, concorreranno a finanziare anche le borse di studio per i giovani di domani. Sarà a quel punto che si realizzerà la solidarietà responsabile tra le generazioni, tra chi ha potuto studiare anche grazie alla collettività ed ha avuto accesso a un buon salario e i giovani che ancora devono fare questo percorso.

La politica dovrebbe essere rivolta al principio di equità, quel principio che pretende un trattamento differenziato per chi vive situazioni diverse, al fine di garantire pari opportunità per tutti. Non capisco dunque come si possa essere così severi con gli studenti di master provenienti da famiglie poco abbienti, facendo loro la morale sulla necessità di restituire parte di quel che riceveranno, oltretutto in tempi di finanze piuttosto ben messe, senza invece fare un discorso analogo agli studenti che hanno alle spalle genitori molto abbienti che oggi possono dedurre dalle imposte somme considerevoli proprio perché hanno figli agli studi. È stato calcolato che un contribuente con un salario di 300’000.- franchi annui (imponibile di ca. 150’000.- franchi), grazie alla deduzione per un figlio agli studi (la più alta di tutta la Svizzera), risparmia circa 3’000.- franchi all’anno. I biglietti da mille (tre) risparmiati sulle imposte da questa famiglia molto benestante sono equiparabili a quelli (cinque) negati allo studente di master di famiglia senza mezzi particolari, ma mentre nel primo caso la detrazione fiscale viene concessa senza paternali e benché non ve ne sia veramente bisogno, nel secondo, dove i soldi a disposizione non sono molti, oltre a non concederli ci si appella al senso di responsabilità.

Responsabile sarebbe gestire con maggiore equità gli strumenti delle politiche pubbliche, smettendo di fare la morale a chi non dispone di mezzi e chiede solo una sacrosanta opportunità di poter studiare, ma soprattutto evitando di mostrarsi intransigenti con chi ha meno e al contempo accondiscendenti con chi ha molto.

Luglio 2019

Manuele Bertoli Un modo si trova – Pensieri, appunti e proposte di politica e altro

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