Oltre 40 anni fa, quando si decise di passare da ginnasio e scuola maggiore alla scuola media unica, uno degli argomenti dei contrari a quella riforma era il presunto abbassamento del livello generale della scuola che avrebbe prodotto l’accantonamento delle due filiere.
Oggi possiamo dire dati alla mano che quella previsione era totalmente errata. In proporzione alla popolazione scolastica il Ticino è infatti il terzo Cantone in Svizzera per maturità (liceo e Scuola cantonale di commercio), il primo per maturità professionali e il secondo per titoli universitari ottenuti dagli studenti. Il tasso di maturità per l’accesso alle università (dati 2015) è del 30.1%. Meglio di noi fanno solo BS (31.4%) e GE (32.6%). Il tasso di maturità professionali è del 22.4%, il più alto del Paese. Il tasso di titoli universitari, molto spesso dopo studi svolti in tedesco o francese, è (dati 2017) del 18.5% e meglio di noi fa solo GE (19%). Nessuno vuole un aumento di liceali e universitari, ma il fatto che da noi questi dati sono molto buoni significa che la nostra scuola, già più equa di quella degli altri Cantoni, non ha prodotto affatto un abbassamento del livello generale, al contrario.
La stessa previsione errata di 40 anni fa viene riproposta e sottolineata dai referendisti contro la sperimentazione del progetto “La scuola che verrà” con modalità molto analoghe a quelle del 1974, ma ci sono buoni motivi per credere che anche stavolta essa sarà smentita dai fatti, ammesso che il prossimo 23 settembre dalle urne uscisse un SÌ. La ricerca educativa ha infatti mostrato da anni che la gestione dell’eterogeneità degli allievi in un contesto unico, come già accade in Ticino, accompagnata da forme didattiche che permettono concretamente agli insegnanti di essere più vicini agli allievi – ciò che La scuola che verrà propone di fare – porta a risultati scolastici generali migliori per tutti, allievi più e meno bravi. La fase pilota di tre anni in votazione il 23 settembre permetterà proprio di verificare dati alla mano l’efficacia delle misure proposte per andare in questa direzione. È dunque nell’interesse anche degli scettici che questo svolgimento avvenga, proprio affinché si possano trarre conclusioni basate su dati concreti. Dire di no oggi è prematuro e non farebbe altro che bloccare l’innovazione scolastica.
La scuola dell’obbligo ticinese, tra le migliori in Svizzera, non opera una selezione precoce (in alcuni casi già a 10 anni!) come avviene in molti altri Cantoni svizzeri. E questa politica, come dimostrano i nostri risultati, ci ha dato ragione. Con “La scuola che vorrà” possiamo fare un ulteriore passo avanti, ad esempio abolendo i livelli in tedesco e matematica in III e IV media e sostituendoli con forme organizzative che permettono di seguire gli allievi più da vicino (ad esempio con aumento dal 4 al 34% delle ore-lezione complessive svolte a metà classe e con due docenti alla scuola media) senza separarli grossolanamente e precocemente in rigide categorie.
I referendisti, invocando una scuola “più svizzera” e “un’altra riforma” vogliono in realtà riportarci indietro di oltre 40 anni (una proposta è già stata depositata in Gran Consiglio), quando i bambini venivano selezionati dopo le scuole elementari tra chi andava al ginnasio e chi alle scuole maggiori. Una selezione basata molto più sulle impressioni e sulla provenienza sociale degli allievi che sulle loro effettive risorse potenziali. Una selezione precoce dannosa e inefficace visti i miglioramenti dei risultati della scuola ticinese dal passaggio alla scuola media unica. Per i giovani il tempo della selezione e delle scelte arriva alla fine della scuola obbligatoria, ma fino a quel punto è importante accompagnare ognuno al meglio verso la conoscenza, senza regalare nulla ma rispettando le caratteristiche e il ritmo di crescita di ciascuno, che differiscono da una persona all’altra.
Confido che la popolazione sappia dare fiducia alla scuola e alla sua capacità di innovarsi. Non si chiede una cambiale in bianco. Votando SÌ alla sperimentazione triennale del progetto otterremo dei dati oggettivi che saranno a disposizione di tutti e ci daranno gli elementi necessari per scegliere con cognizione di causa le modalità più efficaci per migliorare la scuola ticinese.