Pubblicato sulla Regione, aprile 2009
La crisi economica inizia a far sentire le sue nefaste conseguenze anche nel nostro Cantone, come attestano le recenti notizie di soppressioni di posti di lavoro e d’introduzione del lavoro ridotto in alcune imprese.
In questa situazione di sconquasso causata dall’avidità di pochi alle spalle di tutti gli altri, sarà la rete sociale, costruita in tanti anni di battaglie promosse dalla sinistra, a costituire alle nostre latitudini il primo grande e concreto sostegno delle cittadine e dei cittadini in difficoltà.
Sarà in particolare essenziale il ruolo dell’assicurazione contro la disoccupazione, le cui prestazioni non molti anni fa vennero purtroppo ridotte con il benestare di una maggioranza politica e popolare da 520 a 400 indennità giornaliere, ad offrire a queste persone e a queste famiglie un sostegno dignitoso. Non dimentichiamo che non lontano da noi, ad esempio in Italia, questo strumento generalizzato non esiste e la recente proposta del Partito Democratico di introdurre un assegno per il 2009 per tutti i disoccupati in vista di una riforma urgente per il 2010 è stata bocciata.
Accanto all’assicurazione disoccupazione si attiveranno anche una serie di prestazioni cantonali importanti, ad integrazione del reddito mancante. I sussidi ai premi di cassa malattia, il cui livello è stato salvato da una sentenza del Tribunale delle assicurazioni del 2006 su dei ricorsi patrocinati dal PS, gli assegni familiari di complemento, introdotti negli anni ’90 dopo una battaglia politica della sinistra, le borse di studio, che il PS ha ottenuto di salvare nel quadro del compromesso sul Preventivo 2009, e naturalmente il sostegno sociale.
Strumenti essenziali per evitare ripercussioni reali sui ceti più deboli di un cataclisma conseguente al tracollo di questa economia da videogame, dove il legame con la realtà economica si è drammaticamente perso.
In attesa che I grandi della Terra adottino delle riforme globali per evitare in futuro quello che fino ad oggi non hanno voluto vedere ed affrontare, riforme sulla cui efficacia mi permetto di manifestare un serio scetticismo, la rete garantirà alle nostre latitudini la coesione sociale, ma non potrà tenere all’infinito. Del resto è stata pensata e voluta per affrontare momenti di crisi, come elemento di sicurezza, non per situazioni di depressione duratura. Le persone che hanno perso il lavoro saranno ben liete di farvi capo, ma saranno ancor più liete di ritrovare l’impiego perduto appena possibile.
Per questo ritengo necessario, nel quadro del programma anticrisi in discussione a livello cantonale, che si rifletta in due direzioni ben distinte. Da un lato sulle possibili misure per il rafforzamento della rete sociale, sia nel dare risposte adeguate ora, quando la rete sarà particolarmente sollecitata, per esempio garantendo risposte in tempi accettabili alle domande di prestazioni, sia nel prevedere nuove misure sociali qualora la crisi dovesse durare più a lungo di quanto non ci si augura. Dall’altro nella scelta rigorosa dei progetti da sostenere con il denaro pubblico per fare ripartire l’economia, puntando in maniera decisa sui settori economicamente più interessanti per il futuro.
In questo secondo filone si inserisce l’iniziativa popolare energetic ache verrà depositata lunedì prossimo, perché essa chiede di sostenere il risanamento energetico degli alloggi, la loro riconversione energetica verso vettori rinnovabili e indigeni (solare, legna ecc.) e la formazione in questo settore. Un’iniziativa che raccoglie un’idea ormai sostenuta da molti, in Ticino e ben oltre, ma che deve essere tradotta in tempi piuttosto brevi in provvedimenti concreti e poi in progetti reali sul territorio. Un’iniziativa che combina lavoro, soprattutto lavoro locale, ambiente, lotta agli sprechi, formazione e chiede di passare dale tante parole ai fatti, sperando, come è accaduto di recente con l’iniziativa popolare sul fondo per la formazione professionale, di poter raccogliere un buon sostegno già in Parlamento, evitando il ricorso al voto popolare.