Pubblicato sul Corriere del Ticino, gennaio 2006
L’arrivo in Ticino dei 557 milioni di franchi provenienti dalla vendita delle eccedenze auree della Banca Nazionale ha acceso negli scorsi mesi un importante dibattito nel nostro Cantone. Tutti d’accordo sul fatto che una grossa parte di questo ingente capitale debba essere usata per il risanamento finanziario, ma netta divisione tra chi ritiene che una parte di esso debba essere usata per progetti straordinari a favore della collettività e chi non vuole entrare nel merito di questo discorso. Da un lato una maggioranza, almeno teorica, formata da PS, PPD, Lega, Verdi e in parte UDC a sostenere che la straordinarietà dell’evento e l’imponenza della somma è un’occasione imperdibile per finanziare misure di interesse generale, dall’altra il PLRT e il Governo a sostenere la tesi della necessità di usare integralmente la somma per ripianare parte dei debiti delle dissestate casse cantonali.
La maggioranza che sostiene la prima tesi, oltre che casuale, è purtroppo solo teorica. Malgrado le tante parole, fino ad ora essa non ha saputo trovare un consenso attorno ad un pacchetto di misure condiviso da tutte le sue componenti. Il PPD è da tempo che parla della necessità di usare parte di questi soldi per misure contro la disoccupazione giovanile, ma al di là della declamazione dell’obiettivo e magari di qualche quantificazione non è mai andato. Non ha mai saputo spiegare con quali strumenti e in che modo intende “trasformare” un certo numero di milioni di franchi in posti di lavoro per giovani attualmente senza lavoro. Anche la Lega si è spesso dilungata nella quantificazione degli obiettivi (50 milioni per questo, 100 per quello…), ma anche in questo caso manca per quasi tutte queste idee di grande massima un progetto preciso, che indichi le modalità concrete con le quali passare dalle parole ai fatti.
Per quanto ci riguarda la nostra posizione è chiara e precisa. Il Comitato Cantonale del PS ha deciso lo scorso mese di giugno di proporre l’uso di una parte dell’oro della BNS per due progetti. Da un lato esso dovrebbe far partire con 15 milioni il fondo per la formazione e il perfezionamento professionale oggetto di una nostra iniziativa popolare consegnata alla Cancelleria dello Stato proprio in quel periodo. Dall’altro esso dovrebbe poter finanziare con 100 milioni un fondo straordinario per lo sviluppo locale gestito con il modello del patto territoriale, che nel sistema europeo è l’accordo tra soggetti pubblici e privati (enti locali, regioni di montagna, imprenditori o organizzazioni di imprenditori, sindacati ecc.) per l’individuazione e la realizzazione coordinata di interventi per la promozione dello sviluppo locale. Un meccanismo quindi radicato nel tessuto sociale, che mette in connessione enti pubblici, imprese e rappresentanti dei lavoratori, diverso dagli incentivi pubblici attualmente conosciuti (promovimento economico, LIM ecc.).
Durante il dibattito parlamentare dello scorso dicembre sulla proposta governativa relativa alla contabilizzazione dei 557 milioni, la “maggioranza casuale”, ben lungi dal trovare il consenso sul pacchetto di misure da finanziare, ha almeno trovato un accordo sulla procedura. Sarà la Commissione della Gestione o una sua sottocommissione a tentare di “cucire” l’accordo politico su questo tema. Troppo tempo è però purtroppo stato perso da chi ci accompagna in questa difficile missione nello sventolio inutile di bandiere, in proclami e slogan infruttuosi. E’ urgente rimboccarsi le maniche e tradurre le idee, quelle buone s’intende, in veri progetti. Senza questo lavoro, che per quanto ci riguarda abbiamo terminato da un bel pezzo, tutto il gran CAN CAN fatto attorno all’oro ed al suo uso arrischia di finire in una gigantesca bolla di sapone.
A complicare ulteriormente la cosa giunge anche l’annunciato referendum contro il decreto votato dal Parlamento a dicembre che stabilisce come i 557 milioni vanno contabilizzati. Un referendum inutile, perché il nocciolo della questione “oro BNS” non è contabile, ma politico. Ai cittadini poco importa se parte della cospicua somma (280 milioni) verrà contabilizzata come ammortamento straordinario o se rimarrà nel Consuntivo 2005 come avanzo d’esercizio. Essi si interessano a come le forze politiche intendono usare parte di questo capitale, a quali progetti hanno in mente; tutte cose che il referendum sulla contabilità dell’oro non affronta e non risolve.
Date queste premesse non dobbiamo nascondere il fatto che la straordinaria occasione costituita dall’arrivo in Ticino dei 557 milioni potrebbe essere sprecata o persa a causa dell’inconcludenza di chi usa il proprio tempo per riempire i giornali di grandi idee dietro le quali non ci sono progetti concreti e a causa di chi ha deciso di portare il popolo a votare su un aspetto della questione del tutto marginale. Se così sarà, ed io non me lo auguro di certo, ognuno si assumerà le proprie responsabilità verso i cittadini, per non aver saputo evitare anche in questo caso un pasticcio politico di cui, con un po’ di buona voglia da parte di tutti, possiamo ancora tentare di fare a meno.