In queste ultime due settimane la stampa leghista se l’è presa con me a causa del progetto APRIS, una sperimentazione transfrontaliera che coinvolge alcuni apprendisti ticinesi e lombardi in un’ottica transnazionale.
Il progetto, approvato dal Consiglio di Stato, si inserisce in un contesto preciso di accordi e collaborazioni tra Svizzera e Italia, tra Ticino e Lombardia, che poggiano anche su atti bilaterali conclusi, per esempio sull’intesa siglata nel 2008 tra Ticino e Lombardia per lo sviluppo delle collaborazioni nei settori del commercio, del turismo, dell’energia, dei trasporti, della formazione, della cultura, della tutela del territorio, dei servizi di pubblica utilità, della salute e delle scienze mediche. Nel settore della formazione l’intesa prevede esplicitamente l’obiettivo di promuovere programmi di interscambio culturale e di percorsi formativi.
Il progetto è anche conseguente alle raccomandazioni del Dipartimento federale dell’economia, già diretto da Doris Leuthard e oggi da Johann Schneider-Ammann, che vanno nel senso della diffusione del sistema svizzero duale di formazione professionale.
Ora, a meno di partire dal presupposto che in Lombardia siano tutti poco intelligenti e pronti a collaborare con noi solo quando questo è nel nostro esclusivo interesse, ipotesi che mi parrebbe alquanto ingenerosa nei confronti di Roberto Maroni e del suo staff, credo che questa critica ponga sul tappeto un problema che dovrebbe finalmente essere risolto e che risponde alla domanda: ma noi con la Lombardia vogliamo trovare piste di collaborazione o no?
Si può naturalmente scegliere l’una o l’altra ipotesi, ma se si dice NO si dovrebbe essere conseguenti. Essere conseguenti significa lasciare le opportunità di Expo 2015 ai milanesi, vuol dire rescindere le intese transnazionali firmate, vuol dire chiudere baracca e burattini con la Regio insubrica, alla quale partecipano diversi leghisti di qua e di là dal confine, vuol dire evitare incontri vuoti e senza conseguenze tra politici ticinesi e lombardi ecc. Altrimenti la politica transfrontaliera diventa solo un alibi per non far nulla, una cornice per ritrovi con mangiate annesse ed altre cose poco dignitose di tale natura.
Lo dico ai politici ticinesi e in particolare a quelli leghisti. Decidete una volta per tutte cosa volete fare a cavallo della frontiera!
Decidete una volta per tutte se con la Lombardia di Roberto Maroni o la macroregione del nord che dir si voglia (che tocca anche il Piemonte di Cota) dobbiamo continuare a parlare, dobbiamo chiudere i contatti, dobbiamo separarci fisicamente mediante l’erezione di muri, dobbiamo abbracciarci di fronte ai fotografi o, ed è l’ipotesi più triste, continuare a far finta di discutere per non arrivare a niente. È l’interrogativo che ho posto al governo nel quadro della discussione sul progetto APRIS ed è l’interrogativo al quale una classe politica ticinese non ipocrita dovrebbe finalmente rispondere chiaramente, con un SI’ o con un NO.