Manuele Bertoli Un modo si trova – Pensieri, appunti e proposte di politica e altro

ripartire dai dati oggettivi

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Le campagne elettorali sono momenti preziosi per mettere a confronto pubblicamente idee spesso divergenti tra loro, sulla base di argomenti favorevoli o contrari. Sulla scuola, ancora di recente rappresentanti della destra hanno ad esempio manifestato in maniera molto franca e aperta la propria inclinazione per un percorso scolastico selettivo, che impone agli allievi delle scelte di vita alla fine delle elementari; una posizione con la quale sono in totale disaccordo, ma che propone legittimamente un’alternativa a quanto sta alla base della nostra scuola ticinese da oltre 40 anni.

Vi è purtroppo invece chi preferisce la strada più tortuosa del discredito politico. Mi riferisco ad Alex Farinelli, che su questo giornale, pur di sostenere la tesi piuttosto stantia del DECS che non ascolterebbe, riferiva il 14 febbraio di aver saputo, non si sa bene da chi, di funzionari del mio Dipartimento che quando veniva presentata la riforma «La scuola che verrà» nei collegi docenti tra il 2016 e il 2017  “ritenevano di poter partire dopo la loro esposizione dimenticandosi che confrontarsi su dubbi e domande è fondamentale e imprescindibile”.

Farinelli evidentemente ignora che esistono i verbali di quegli incontri e dei dibattiti aperti condotti dai presidenti dei collegi docenti e della durata minima di un’ora e mezzo che seguivano puntualmente le presentazioni. Questi verbali, redatti allo scopo di tenere nota punto per punto di quanto veniva osservato dagli insegnanti, sono stati attentamente analizzati, accanto alle prese di posizione ufficiali di chi ha partecipato alla procedura di consultazione e al questionario online, contribuendo così al processo di revisione del progetto di riforma che il Gran Consiglio ha accolto a maggioranza. Tutta la documentazione raccolta nel corso delle due (!) consultazioni volute dal Dipartimento per permettere a chi era interessato di confrontarsi su dubbi e domande relative al progetto è naturalmente tuttora disponibile. Ciò dimostra non solo che quanto riferisce Farinelli è falso, ma che il Dipartimento ha sistematicamente adottato l’ascolto come metodo di lavoro, facendo tesoro di quanto emerso per ricalibrare il progetto di riforma.

Cantonate a parte, il vero punto è un altro. Oltre a consultare e ascoltare gli attori della scuola, e prima di ciò, per preparare una riforma scolastica è necessario e opportuno “ascoltare” i dati scientifici oggettivi sul sistema educativo, i suoi punti forti e le sue debolezze, valorizzando le molte ricerche disponibili sui fenomeni che percorrono la nostra scuola. Questo perché la costruzione di una riforma non può prescindere da un approccio rigoroso che richiede innanzitutto l’identificazione e la comprensione di problemi su basi scientifiche oggettive, per la quale lo Stato investe molte risorse in ricerche precise e approfondite. L’ascolto delle critiche e delle osservazioni di tutte le persone coinvolte è determinante, è stato praticato in passato e lo sarà anche in futuro. Nell’ordine delle cose viene però nella fase di confronto tra i dati scientifici disponibili e la realtà vissuta. Per una qualsiasi riforma seria, che sia in ambito sanitario o di giustizia, la procedura è la medesima. Stravolgere questo processo significherebbe dar credito ad una metodologia che la nostra scuola non insegna e che non credo meriti di vedersi imporre per le riforme che la riguardano.

Pubblicato sul Correre del Ticino, febbraio 2019

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