Sono rimasto stupito, anche se non più di quel tanto, dalle accuse che don Rolando Leo ha lanciato contro il mio dipartimento dalle colonne del Giornale del Popolo di mercoledì 23 settembre in merito al libro di educazione sessuale per il secondo ciclo di scuola media, allievi adolescenti di 14/16 anni. In estrema sintesi don Leo, che faceva parte del gruppo di consulenza che ha collaborato all’allestimento del testo in rappresentanza della Chiesa cattolica, accusa il DECS di essere stato sordo ad ogni sua proposta. Va detto che la Chiesa cattolica è l’unica componente del gruppo di consulenza che non ha accettato il nuovo testo (lo ha invece fatto quella evangelica), posizione ribadita pubblicamente tramite il proprio quotidiano. Detto questo, ho raccolto informazioni in proposito presso i miei servizi e chi ha seguito l’allestimento del libro e posso rispondere a don Leo come segue, riprendendo passo passo le sue affermazioni.
Don Leo: “Anzitutto preciso che noi eravamo stati chiamati a dire la nostra come consulenti, ma il testo è stato scritto da altri”.
Risposta: vero, ci mancherebbe altro che una quindicina di persone scrivessero assieme un testo. Il ruolo del gruppo di consulenza, come stabilito nella risoluzione governativa di pertinenza, era quello di fungere da supporto: il parere dei consulenti è sempre stato considerato anche se non sempre accolto pedissequamente in fase di redazione.
Don Leo: “Ricordo al Consigliere di Stato che, nel corso di questi due anni di lavoro, sono giunte sul tavolo della commissione diverse proposte puntuali, alcune aggiunte e molti arricchimenti al testo. E non solo da parte mia, ma suggerimenti sono arrivati anche da un altro consulente e cioè da uno specialista: un medico. In particolare questi ha proposto degli arricchimenti precisi su diversi punti delicati come la scoperta del corpo, la masturbazione, gli anticoncezionali o l’aborto. E cioè sui temi molto sensibili che toccano i nostri valori. Ma queste osservazioni alternative non sono state integrate nel testo finale da parte della commissione”.
Risposta: la quasi totalità delle proposte di modifica di stampo medico scientifico avanzate dal pediatra sono state accettate e integrate nel testo. Altre, per esempio sul tema della polluzione, sono state riprese ma in forma rielaborata. Altre ancora (mutilazioni genitali femminili, circoncisione) non sono state integrate, poiché non si è inteso allestire un trattato; sono state ritenute non prioritarie, ma potrebbero comunque venir elaborate dai docenti come pista di lavoro. Sul capitolo contenente temi come omosessualità e masturbazione, inviato al gruppo di consulenza il 18 luglio e discusso il 16 settembre 2014, Don Leo il 1. agosto ha scritto “ho apprezzato lo sforzo d’aver adottato un linguaggio neutrale, rispettoso e delicato. Ho notato pure come gli autori non abbiano dimenticato di citare almeno le varie posizioni e le convinzioni religiose da rispettare nel cammino di crescita dei giovani”. Ciononostante ha proposto di aggiungere un elenco di punti tratti dal Catechismo della Chiesa cattolica (CCC), in ciò appoggiato successivamente dal pediatra con un testo ricco anch’esso di riferimenti al CCC. Dopo lunga discussione il 16 settembre 2014 il gruppo di consulenza, tranne don Leo e il pediatra, ha convenuto che non era possibile inserire ogni volta la posizione della Chiesa cattolica (ciò avrebbe implicato l’aggiunta di quella di altre religioni e correnti di pensiero). Si è comunque cercato un compromesso per così dire laico, integrando alcune delle loro proposte, come il tema del pudore/tabù e cercando di formulare le questioni in modo che, pur non rappresentando il pensiero della Chiesa Cattolica, per lo meno non lo sconfessassero. Tutto sembrava risolto quando è spuntata, nel marzo scorso, l’accusa di voler far propria la cosiddetta “teoria del gender”, per cui si è dovuta convocare una nuova riunione per maggio sul tema dell’omosessualità. Quattro giorni prima della riunione, don Leo, richiesto di proporre modifiche al testo, ha invitato a eliminare tout court il paragrafo su questo tema, richiesta ovviamente respinta.
Don Leo: “Non siamo andati a picchiare i pugni sul tavolo per far passare le nostre idee. Infatti, per quasi un anno, non ci sono stati elementi sui quali mi sono trovato in disaccordo. L’opuscolo toccava aspetti fisiologici e anatomici e mi sembrava che su questi aspetti ci fosse uno sforzo da parte del DECS di trovare delle formule condivise. Ma in quest’ultimo anno di lavoro su alcuni temi, come la concezione dell’affettività o come la visione di genere noi abbiamo preso delle posizioni precise e le abbiamo esplicitate anche in commissione senza nessun successo”.
Risposta: sulle discussioni interne al gruppo abbiamo già detto nella risposta precedente. Il gruppo redazionale si è incaricato di inserire alcune modifiche concordate nella riunione di maggio, di concludere gli ultimi capitoli e di inviare il la bozza di testo definitivo al gruppo di consulenza per un avallo finale. Il testo definitivo è stato spedito il 20 agosto, dando tempo fino al 22 settembre per inviare proposte di modifica o di aggiunta. I membri del gruppo di consulenza hanno comunque avuto tempo da maggio a settembre per fare eventuali proposte alternative alle modifiche concordate. È in questo periodo che vengono pubblicati gli editoriali e gli articoli critici del Giornale del popolo e che arrivano le interrogazioni sul tema, atti del tutto legittimi, ci mancherebbe, ma volti ad accreditare l’idea che il DECS non voglia dialogare.
Don Leo: “Per chiudere la discussione su temi come il gender si è arrivati a negare che esista una teoria in proposito, quando ne sono pieni i trattati scientifici, che la promuovano o che la critichino”.
Risposta: la cosiddetta “teoria del gender” è assimilabile ormai a una leggenda metropolitana. A nostra conoscenza non esiste infatti un solo trattato scientifico che attesti una simile teoria. E comunque, qualora mai ne esistessero, nessuno di questi è mai stato consultato. Si è voluto artificialmente costruire un mostro per poterlo additare appunto come mostruoso e giustificare una battaglia ideologica. Il medesimo dibattito che stiamo avendo qui è in corso anche in Italia con analoghe modalità.
Don Leo: ”In definitiva credo sia mancato il dialogo con chi voleva andare un po’ più a fondo su alcune questioni. Traspare un’idea centrale e cioè che basta che ci sia l’amore e tutto va bene. Ma manca una cura nel proporre un cammino di verifica. È deficitario l’aspetto formativo. Si sarebbe potuto andare nella direzione di una materia facoltativa, oppure proporre visioni e testi alternativi da distribuire nella scuola. In definitiva il consigliere di Stato ha fatto lavorare una decina di persone per due anni senza poi recepire nulla delle proposte elaborate. Pensando soprattutto che tutte le famiglie del Cantone fossero d’accordo con questa impostazione. Mi dispiace, ma non è così”.
Risposta: chi ha lavorato a questo libro assicura che non è vero. Il gruppo ha discusso molto con i consulenti e ha accolto molte delle proposte elaborate. Ha inoltre discusso e anche parecchio con don Leo, per il quale era problematico in particolare il tema dell’omosessualità, e si è cercato di andargli incontro con delle modifiche. Ma a questo punto è lui ad aver chiuso il dialogo con una posizione del tutto nuova uscita all’ultimo minuto (settembre 2015). Citiamo: “Se la scuola eroga corsi di educazione sessuale, questi devono essere facoltativi o, nel caso in cui se ne stabilisse l’obbligatorietà, lo Stato dovrebbe mettere le famiglie e gli allievi nelle condizioni di poter scegliere il tipo di corso: a lato di uno facoltativo proposto dalla scuola, dovrebbero perciò essere parificati corsi offerti da enti pubblici o privati con esperti riconosciuti”.
La questione dell’inclusione o meno dell’educazione sessuale nei piani di studio della scuola media non è mai stata oggetto dei lavori del gruppo di consulenza ed è già stata decisa nel luglio di quest’anno dal Consiglio di Stato, non dal solo DECS, con l’approvazione del piano di studio della scuola dell’obbligo ticinese. Don Leo è quindi qui fuori tema.
In definitiva, come si evince dalle risposte preparate dopo aver consultato chi ha lavorato al testo, molte concessioni sono state fatte al rappresentante della Chiesa cattolica e ad altre posizioni, com’è normale in un dibattito nel quale si cerca il consenso più allargato possibile, ma ovviamente i veti non sono stati accolti. Il libro non può essere un trattato catechistico sulla sessualità. A elaborarlo hanno concorso molte componenti della nostra società: oltre all’esponente della Chiesa cattolica erano presenti nel gruppo di consulenza la Comunità evangelica, la Conferenza cantonale dei genitori, l’Ufficio del Medico cantonale, il Centro di salute sessuale e pianificazione familiare dell’Ente ospedaliero, l’Ufficio insegnamento medio, un pediatra ed una sessuologa. Tutti sono stati ascoltati, ma non è stato accettato da parte di nessuno di opporre degli aut aut.
Concludo dicendo che io ho ricevuto il testo il 10 giugno 2015, prima non avevo dato alcuna indicazione ai suoi autori, e che mi sono permesso solo di fare un’osservazione di dettaglio su un aggettivo a mio parere non opportuno.
Questo è quanto. Poi ognuno si faccia una propria idea delle cose.
Voglio qui cogliere l’occasione per ringraziare chi ha collaborato alla stesura del libro, per averci messo tempo, competenza e tanta… santa pazienza.