Pubblicato su Area, maggio 2006
E’ un vero peccato che la riforma costituzionale in votazione il prossimo 21 maggio comprenda diversi ambiti legati alla formazione (università, borse di studio, formazione professionale, formazione permanente, scuola dell’obbligo ecc.), perché un pacchetto così ampio avrebbe meritato un giudizio popolare meno perentorio, che per forza di cose deve oggi esprimersi con un solo SI’ o NO.
Nessuno è contro l’armonizzazione del sistema formativo elvetico, ma in Ticino vi è una legittima preoccupazione che questo processo giusto si traduca in una pesante penalizzazione della nostra scuola dell’obbligo, effetto perlomeno assurdo e da evitare a tutti i costi.
Il progetto di concordato che dovrebbe applicare una parte delle riforme costituzionali in votazione il 21 maggio propone di imporre ai Cantoni 6 anni di scuole elementari, 3 anni di scuole medie e 2 anni discuola dell’infanzia obbligatoria. Tre scelte che stravolgerebbero il nostro ordinamento scolastico senza ragioni, quando i problemi da risolvere sono legati alla mobilità degli allievi nei Cantoni svizzero-tedeschi rispettivamente romandi. Ci si dice che il progetto di concordato è solo un progetto e che potrà essere cambiato, cosa alla quale vogliamo anche credere, ma resta il fatto che finora ha avuto l’avallo della Conferenza dei direttori della pubblica educazione, un gremio non proprio da poco, nel quale il nostro Cantone è rappresentato e non è riuscito a far sentire le sue ragioni. Perché non dovremmo allora preoccuparci?
E’ giusto che la Svizzera abbia un sistema formativo coerente, non spezzettato e complicato dal federalismo, ma l’armonizzazione deve servire a risolvere i problemi esistenti, non a crearne di nuovi.