Le analisi svolte sui giovani senza formazione indicano chiaramente come la mancanza di un titolo di studio o professionale sia causa importante della loro fragilità e della loro possibile dipendenza dal sistema sociale. Anche per questo Confederazione e Cantone hanno fissato il seguente obiettivo: un titolo di studio (maturità federale, maturità professionale, maturità specializzata, attestato federale di capacità, certificato professionale federale) per almeno il 95 per cento dei giovani entro il venticinquesimo anno di età. Attualmente la percentuale ticinese si situa all’88% (quella nazionale al 90%), anche se le differenze sono evidenti tra i giovani nati e formatisi in Ticino e quelli che hanno vissuto parzialmente all’estero.
Per il raggiungimento dell’obiettivo sopraccitato è fondamentale che ragazzi e ragazze non si perdano dopo la scuola dell’obbligo, che per noi termina a 15 anni. Non si tratta di mandarli per forza a scuola, ma di non permettere loro di rimanere a casa, annoiati sul divano o persi nei social media, solo perché qualcosa non ha funzionato nel percorso postobbligatorio, di studio o di apprendistato.
Il Canton Ginevra, primo in Svizzera, ha introdotto a partire dall’anno scolastico 2018/2019 l’obbligo di formazione fino a 18 anni; un’idea semplice che credo vada ben approfondita, come peraltro chiedeva anche Massimiliano Ay in un’interrogazione presentata lo scorso febbraio. Già in quell’occasione il Consiglio di Stato aveva promesso il proprio interesse. Orbene, il Dipartimento che dirigo ha organizzato per il prossimo gennaio una giornata attorno a questa tematica. Un fenomeno, è bene ricordarlo, che sta interessando l’intera Europa e anche il nostro Cantone. Secondo dati recenti, la percentuale dei giovani che abbandonano gli studi e al contempo non lavorano si aggira tra il 10 e il 15 per cento. Nel Canton Ginevra se ne contavano almeno un migliaio, metà dei quali minorenni. Sempre secondo i ricercatori, il rischio di non trovare un posto di lavoro, per chi non è in possesso di un titolo di studio, risulta quattro volte superiore a quello dei giovani diplomati.
L’età adolescenziale è periodo complesso e delicato, perché contraddittorio e teso alla ricerca della propria identità e autonomia, non solo professionale. E lo è ancor di più oggi che l’età di transizione dall’infanzia al mondo adulto, quella adolescenziale appunto, si direbbe tenda ad estendersi oltre i vent’anni, prolungando così l’illusione di una giovinezza senza fine. Il ritorno alla realtà può essere duro e difficile. Le condizioni soggettive e le difficoltà sociali a volte inducono o costringono a rinviare le scelte. I giovani “senza lavoro e senza studio” ne sono testimonianza evidente. Ecco perché il DECS cercherà di dare una risposta a un problema che non può più essere rinviato. L’obbligo di studio sino a 18 anni potrebbe essere la soluzione ideale anche per il Canton Ticino, dove peraltro la richiesta di maggior formazione professionale è data anche dalla concorrenza generata dalla presenza di manodopera estera. Un impegno che mi assumo volentieri.
Pubblicato su Facebook, dicembre 2018