In un contributo pubblicato sul Corriere del Ticino il 30 dicembre, Sara Demir sostiene che il progetto “La scuola che verrà” sarebbe contrario alla decisione popolare sull’armonizzazione scolastica. Le cose non stanno così, poiché l’art. 62 della Costituzione federale specifica al cpv. 1 che la scuola compete ai Cantoni, competenza del resto storica e mai rimessa in discussione, e al cpv. 4 che il coordinamento intercantonale e l’eventuale intervento federale è dato in tema di definizione dell’età d’inizio della scolarità, di durata e obiettivi delle fasi della formazione, di passaggio dall’una all’altra fase e di riconoscimento dei diplomi. Anche il concordato HarmoS tratta una serie di questioni scolastiche, ma lascia liberi I Cantoni, come è sempre stato, di organizzare pedagogicamente la propria scuola come meglio intendono.
La consigliera comunale del PPD sostiene anche che sarebbe sbagliato abbandonare il sistema di una certa media aritmetica come condizione d’accesso alle scuole postobbligatorie, perché ciò invoglierebbe i ragazzi a non impegnarsi. Detto innanzitutto a scanso di equivoci che il progetto non intende abbandonare il sistema delle note, è vero che si intende rinunciare ad una certa media aritmetica come unico indicatore della solidità degli allievi, perché oggi questo sistema genera parecchi effetti controproducenti. Oggi la media aritmetica del 4,65 per andare al liceo scandisce l’attività scolastica. I ragazzi lavorano in funzione della media, i docenti adeguano consapevolmente o inconsapevolmente le loro valutazioni in funzione di essa, chi ha terminato l’obbligo scolastico ed ha conseguito questa media va al liceo anche se non sa bene che fare del suo futuro perché la scuola stessa, tramite tale media, gli ha detto che può andarci; insomma tutto il sistema ruota attorno a questo “totem” che pretende di dare una misurazione scientifica della qualità degli allievi e in realtà non lo fa. Poi al liceo le cose cambiano ed in molti scoprono che la sola media del 4,65 non basta. Il progetto “La scuola che verrà” si prefigge di tornare ad una valutazione più complessiva degli allievi, senza togliere note e media, ma accompagnando queste valutazioni con un profilo sulle loro effettive capacità e competenze acquisite, che permetta meglio ad allievi e famiglie di scegliere la formazione postobbligatoria più adeguata. Non si tratta quindi di togliere le asticelle, ma di sostituire quella attuale, falsamente scientifica e rassicurante, con qualcosa di più complessivo, più realistico e più consono alle singole capacità. Si tratta di un impegno che la scuola deve prendersi, anche se per essa sarebbe più facile e comodo rimanere al sistema odierno. Si tratta di affrontare per tempo il discorso sulle scelte future, senza “delegare” questo discorso a questo numero, spesso parzialmente arbitrario, poiché i ragazzi e le ragazze, le loro potenzialità, meritano ben più di questo.
La media illusoria
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